(Parte Prima)
Politica interna
Domenica 10 ottobre si sono svolte le elezioni amministrative per il rinnovo del parlamento di alcune importanti regioni russe e anche per alcuni sindaci. Stando ai primi dati sembra che il partito “Russia Unita” abbia stravinto questo test, con consensi che in alcune zone sfiorano l’80% dei votanti[1]. Questo significa che il partito di governo ha riconquistato quanto aveva perso alle precedenti elezioni amministrative svoltesi alcuni mesi fa, dove ne era uscito ridimensionato. Il 14 marzo scorso, infatti, si sono tenute le elezioni dei parlamenti regionali in otto regioni della Russia[2], in relazione alle precedenti elezioni regionali dell’ottobre 2009, il partito “Russia Unita” perse circa il 10% dei consensi, restando tuttavia il principale partito russo con un largo distacco dagli altri tre partiti[3] che sono riusciti a superare la soglia del 7% prevista per le elezioni regionali. In ogni caso il sistema di distribuzione dei seggi ha premiato largamente il partito fondato da Putin che con il 59% dei consensi ha ottenuto il 79% dei seggi. Al secondo posto si piazzava il Partito Comunista della Federazione Russa che ha aumentato i suoi consensi arrivando al 21%. Il partito di Putin-Medvedev usciva quindi vittorioso ma leggermente ridimensionato da un calo dei consensi dell’elettorato più conservatore e nazionalista che va a favore del Partito Comunista. Le elezioni tenutesi la scorsa domenica invece sembra abbiano quasi riportato la situazione al 2009, ridimensionando i comunisti e ridando un larghissimo margine di maggioranza al partito di governo.
Negli ultimi anni la Russia ha subito molteplici attacchi terroristici di grande impatto sull’opinione pubblica: Nord Ost (23/10/2002), bombe nei palazzi (diversi attacchi a Ryazan, Mosca, Volgodonsk, Bujnaksk nel settembre 1999), Beslan (settembre 2004), l’esplosione del treno sulla linea ferroviaria Mosca-San Pietroburgo (novembre 2009) e l’ultimo episodio nella stazione della metropolitana di Mosca (29/03/2010). Senza contare i quotidiani attentati che avvengono nella regione del Caucaso.
È solo dopo il crollo dell’URSS che il terrorismo è diventato una delle piaghe più gravi e urgenti da risolvere nell’agenda degli affari interni del Cremlino, insieme con le tensioni nelle regioni del Caucaso. Questi problemi sembrano essere strettamente connessi: la maggioranza delle persone ritiene che “la questione del Caucaso” sia la causa degli ultimi attacchi terroristici (51% dei soggetti intervistati indica i terroristi ceceni come responsabili degli attacchi)[4].
I responsabili politici sono consapevoli che la soluzione non è facile da trovare: dovrebbe essere abbastanza forte per sradicare il problema, ma allo stesso tempo dolce abbastanza per non superare i limiti e innescare ulteriori violenze. Le azioni intraprese dal governo russo, dopo gli attacchi terroristici (e altri simili pericoli per la società, basti pensare all’emergenza incendi di questa estate) mostrano quanto in questi casi è percepita come una priorità di sicurezza, sia dai cittadini che dai leader politici. Nel settembre 2004, pochi giorni dopo la presa degli ostaggi nella scuola di Beslan, l’ex presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che i governatori delle regioni russe sarebbero stati nominati dal presidente e non più eletti. Egli ha anche introdotto alcune misure per limitare i poteri del Parlamento e per rafforzare il potere esecutivo: la riforma ha imposto agli elettori di votare solo per i partiti e non per i leader politici della Duma. Inoltre, la soglia di sbarramento per ottenere seggi in Parlamento è stata sollevata dal 5% al 7%, e i partiti non sono più autorizzati a formare blocchi per raggiungere questa soglia.
Dopo l’inizio della guerra in Georgia (agosto 2008), il presidente Medvedev ha nominato un nuovo rappresentante presidenziale nel Caucaso del Nord, il cosiddetto “uomo forte”. Gli attentati terroristici nella metropolitana di Mosca e gli attacchi in Daghestan e Inguscezia hanno mostrato che il controllo sul Caucaso non è ancora perfettamente nelle mani del Cremlino. Tuttavia, per quanto riguarda la prevenzione del terrorismo, il presidente Medvedev sembra non avere altra scelta che perseguire la strategia binaria di comprare la lealtà delle élite locali con le riforme economiche e allo stesso tempo eliminare pericolosi potenziali criminali usando la forza militare. Oltre al pericolo del terrorismo e alle onnipresenti tensioni nel Caucaso, la vita di ogni giorno è ancora percepita come in pericolo di fronte alla violenza nelle strade. Resta alta l’allerta per l’attività di gruppi estremisti (come i neo-nazisti) e della criminalità organizzata. Questi sono fra i principali motivi per i quali è stata approvata a luglio dalla Duma una nuova legge che espande i poteri dell’FSB (Federal’naja služba bezopasnosti Rossijskoj federacii, Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa). Tale documento permette ai capi dell’FSB, o ai loro delegati, di rilasciare delle avvertenze ai cittadini sulle azioni che potrebbero portare a commettere reati, come indagine preliminare in ciò che per legge si riferisce alle competenze dell’FSB. Il mancato adeguamento all’ordine legittimo di un ufficiale dell’FSB, da parte di funzionari pubblici, comporta una multa o un arresto amministrativo fino a 15 giorni[5]. D’altra parte, i sondaggi mostrano che una larga fetta di russi sostiene chiaramente le azioni preventive del governo contro il terrorismo e i disordini sociali.
I russi sembrano preferire la sicurezza e l’ordine garantito da un forte stato centralizzato (72%) piuttosto che la democrazia (16%), come un recente sondaggio del russo Public Opinion Research Center mostra[6]. Non sorprende quindi, che il rafforzamento del potere tende ad essere accettato dalla società sotto la minaccia del terrorismo e del disagio sociale. In tali situazioni le persone sono pronte a rinunciare a parte della loro libertà civili in cambio della sicurezza, garantita da un forte stato centrale. È difficile definire le modalità con cui i russi percepiscono la democrazia, infatti, nel quadro dello stesso sondaggio, alla gente è stato chiesto cosa pensa della democrazia, e l’11% dei soggetti intervistati (rispetto al 2007 un aumento del 5%), l’ha definita come una “parola vuota e priva di significato”.
Putin e Medvedev
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2012, il livello di popolarità dei due leader e potenziali concorrenti, Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev, si è avvicinato. Un recente sondaggio[7] sembra suggerire che, come tendenza generale, la confidenza in Putin è progressivamente diminuita mentre quella in Medvedev è in crescita. Il primo continua ad essere il leader più amato dai russi (49%) e il secondo lo segue a distanza ravvicinata (42%). Dal punto di vista della politica internazionale Putin resta l’interlocutore preferito per quei Paesi che intendono opporsi alle mire egemoniche degli USA (Venezuela, Iran, Siria, Nord Corea, ecc.) mentre Medvedev è di gran lunga preferito nei circoli atlantici americani e dell’Unione Europea, per le sue apparenti posizioni moderate e aperte al dialogo.
I due leader sono sostenuti da segmenti della popolazione che tendono ad essere ben distinti. Infatti, da un lato Putin raccoglie gran parte della sua popolarità dagli strati più bassi della popolazione (quelli con redditi più bassi, che vivono al di fuori delle grandi città e nelle aree meno sviluppate) e da soggetti il cui reddito dipende dal governo (cioè burocrati, impiegati pubblici, militari, pensionati, ecc.). Questa è forse la causa dell’alta visibilità del primo ministro russo sui canali televisivi statali, che sono i soli mass media in grado di raggiungere gli elettori degli strati più bassi della popolazione, i più anziani e i meno istruiti. Dmitrij Medvedev, d’altro canto, è generalmente più popolare tra gli elettori più ricchi e tra coloro che sostengono la modernizzazione e l’innovazione, esattamente i gruppi che Medvedev ha cercato di conquistare durante la sua presidenza. La sua apertura nei confronti dei think tanks, delle ONG e il suo uso della blogosfera attira coloro che fanno affidamento più su Internet e sui giornali che sulla televisione come fonte primaria di informazione[8]. Medvedev è preferito dai liberali e dagli ambienti filo-occidentali, i quali, invece, accusano Putin di eccessivo autoritarismo.
In questa cosiddetta “tandemocrazia”[9], come l’hanno battezzata i media russi, la bilancia del potere non sembra essere ancora stabile e potrebbe accelerare e arrivare ad una evoluzione prima del 2012, data delle elezioni presidenziali. All’inizio del suo mandato (marzo 2008), Medvedev era percepito come l’ombra del più esperto e carismatico primo ministro Vladimir Putin. Quest’ultimo, infatti, è stato spesso guardato come quello che tiene il manubrio del tandem, anche se la posizione di presidente dovrebbe essere la più importante in base alla Costituzione russa. Pertanto nel settembre 2009, molti politici (insieme con l’opinione pubblica) sono rimasti estremamente sorpresi dalla critica tagliente di Medvedev alla situazione economica e politica contemporanea[10], che prende nettamente le radici nella legislazione di Putin. Questo episodio fu seguito da altri segnali di rottura con il passato, per quanto riguarda anche questioni importanti negli affari esteri come i negoziati per l’accesso nell’OMC[11], la sottoscrizione del trattato START sul nuovo disarmo, e la decisione di appoggiare le misure di sanzione contro l’Iran. Nel corso dell’ultimo anno Medvedev sembra effettivamente aver preso alcune decisioni indipendenti: egli ha dovuto affrontare la crisi economica e l’inasprimento dei rapporti con le regioni del Caucaso nelle quali Putin continua ad avere un ruolo di primo piano. L’approccio di Medvedev, nel complesso sembra essere più liberale e pronto ad impegnarsi al dialogo. Alcuni esempi sono gli sforzi per migliorare le relazioni con gli Stati Uniti (si veda sotto), diversi incontri con le ONG, le interviste con i giornali dell’opposizione liberale come Novaja Gazeta.
Medvedev, nel suo piano di governo, si propone cinque priorità per avviare un processo di modernizzazione nel Paese. Vuole puntare sull’efficienza nella produzione, nel trasporto e nell’energia. Crede, in special modo, che sia arrivato il momento di sostenere una crescita tecnologica di qualità collegata ad una serie di infrastrutture terrestri e spaziali destinate al trasferimento di tutti i livelli di informazione. A questi obiettivi si aggiunge la volontà di assumere un ruolo leader nella produzione di alcuni tipi di attrezzature mediche. Affinché questo progetto vada a buon fine è necessaria la collaborazione dell’Europa di cui la Russia ha bisogno per modernizzare la sua industria e le infrastrutture. A questo scopo è necessario affrontare i pregiudizi sulla Russia ancora molto diffusi in Europa, tra i più ricorrenti ci sono, ad esempio, quello sull’assenza di uno stato di diritto e il presunto non rispetto dei diritti civili. Le autorità russe, sono state costrette a prendere posizione, in maniera esplicita, per sfatare definitivamente questi pregiudizi alimentati dalla russofobia diffusa in Occidente. Senza una politica di appeasement nei confronti delle pelose pretese umanitarie europee – ‘pelose’ perché indotte dai circoli politici e finanziari atlantici e non minimamente richieste dalla popolazione europea e dai centri produttivi ‘sani’ – non sarebbe stato possibile, ad esempio, stringere un’alleanza strategica con la Germania della Merkel. Il presidente russo, così, è richiamato ad introdurre una serie di meccanismi di rinnovamento nel proprio sistema interno per assicurarsi una partnership economica europea nel tempo. A questo si deve, quindi, l’“apertura al dialogo” di Medvedev e le molte riforme annunciate in senso liberale e tecnocratico.
Molti osservatori occidentali affermano che esista una frattura tra i due leader che si andrà allargando in previsione delle elezioni del 2012. Alcuni addirittura paragonano Medvedev a Gorbachev dimostrando di conoscere ben poco la situazione interna della Russia e quella internazionale. È evidente che la presidenza di Medvedev tenderà sempre più a diversificarsi da quelle di Putin, da diversi punti di vista, non solo per quanto riguarda l’utilizzo dei mass-media e dei gruppi di sostegno elettorale. L’attuale presidente ha un approccio di apertura al pubblico, uno stile diverso nei rapporti diplomatici, è stato più volte definito “l’uomo del futuro”. Tutti questi segnali potrebbero portare a sospettare che Dmitrij Medvedev stia costruendo il suo personale consenso e la propria base di potere, in modo, forse, da correre autonomamente per le elezioni presidenziali del 2012. Quello che i suddetti osservatori dimenticano, però, è che la guida del partito Russia Unita è saldamente nelle mani di Putin e che lo stesso programma di modernizzazione è stato approvato dal partito e quindi da Putin stesso.
Molti si fanno abbindolare dal circo mediatico che tende a differenziare al massimo le figure di Putin e Medvedev, a metterli in contrapposizione, facendo credere che una determinata decisione sia da addebitare all’uno o all’altro. Si è veramente convinti che la politica sia svolta da questo o quell’uomo; l’importante è credere (perché un’opportuna campagna mediatica lo fa credere) che sia buono o cattivo, intelligente o mediocre, soprattutto ‘etico’ o furfante. Il presidente degli Stati Uniti, si ripete spesso, è “il più potente uomo della Terra”, mentre in realtà è quasi un burattino in mano alle lobby e ai gruppi di potere che hanno deciso e supportato la sua elezione. Il presidente conta fino ad un certo punto. Come sempre, la personalità ha una qualche ‘funzione nella storia’. Una funzione, tuttavia, decisamente meno importante di quella di un gruppo dominante compatto e che riconosca, in modo abbastanza unitario o comunque senza grosse crepe intestine, come i propri interessi siano ben difesi da quella data “amministrazione”, come è il caso del gruppo che si esprime attraverso Putin e Medvedev e che con il partito “Russia Unita”, che gode di consensi ‘bulgari’, ha praticamente blindato il sistema politico russo, reso impermeabile ad eventuali avversari politici esterni (si pensi all’affaire Khodorkovsky).
Relazioni con gli Stati Uniti
I presidenti Barack Obama e Dmitrij Medvedev hanno mostrato un profondo interesse nel
miglioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Federazione Russa. I segni di un disgelo tra i due paesi sono i seguenti:
- Medvedev ha chiesto di rimuovere le barriere agli investimenti russi e chiesto la pressione politica degli Stati Uniti per aiutare la Russia a entrare nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)[12]. Eppure, il sostegno degli Stati Uniti da soli potrebbe non essere sufficiente per aprire la strada dell’OMC alla Russia. Al fine di essere in linea con i requisiti richiesti dall’OMC, la Russia deve ancora intraprendere alcune riforme importanti, come, ad esempio, abbassare i dazi doganali e le tariffe sui legnami[13]. In realtà, il gruppo di lavoro in merito all’adesione all’OMC è stato istituito già nel 1993. In una recente conferenza (16/04/2010) di chiusura del Business Week russo, Aleksej Mordashov (Presidente del Comitato per la Politica Commerciale e dell’OMC dell’Unione Russa degli industriali e imprenditori) ha annunciato che la Russia è pronta ad aderire all’OMC, non meno di altri paesi come la Mongolia o Cuba, che fanno già parte di esso. La Russia aveva preso in considerazione di entrare nell’OMC sola, poi in seguito, congiuntamente con la Bielorussia e il Kazakhstan[14], ma dopo trattative infruttuose il Ministro Shuvalov ha annunciato che – a causa di considerazioni tattiche – la Russia tenta di entrare da sola.
- L’8 aprile, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il Presidente russo Dmitrij Medvedev hanno firmato a Praga il nuovo trattato START[15], che sostituisce l’accordo START del 1991. Le testate nucleari saranno ulteriormente ridotte a 1550 per ognuno dei due contraenti. L’Iran, contemporaneamente, ha organizzato una sua conferenza sul disarmo nucleare, contrapposta a quella di Obama. A seguito di ciò il Vice Ministro degli Esteri Sergej Rybakov ha avvertito l’Iran di adottare misure orientate a costruire fiducia reciproca e cooperazione nei rapporti.
- La Russia ha aumentato la collaborazione con gli Stati Uniti nella guerra in Afghanistan, contribuendo anche con denaro e attrezzature, oltre che consentendo il passaggio dei rifornimenti NATO. Tra gli obiettivi dei russi c’è la guerra al traffico di droga (la Russia è il più grande consumatore di eroina e il principale paese di transito nel mondo) e l’aumento dell’influenza della Russia nel campo politico ed economico dell’élite afgana.
Tuttavia, alcuni attriti persistono nelle relazioni russo-americane:
- La Russia resta fortemente preoccupata per il programma di difesa missilistica degli Stati Uniti. In particolare, dopo che la Romania ha approvato la proposta americana di ospitare missili intercettori anti-balistici sul suo territorio, anche se il Presidente romeno Basescu ha assicurato che i missili USA non sono diretti contro la Russia[16].
- Il presidente Barack Obama ha sostenuto la sovranità territoriale della Georgia e la sua integrità. La Georgia – insieme con gli Stati baltici – offre in cambio di questa garanzia il sostegno militare agli Stati Uniti in Afghanistan e la disponibilità ad ospitare basi USA e NATO[17].
Relazioni con L’Unione Europea
Il programma di cooperazione tra Russia ed Europa è iniziato nel 1997, con la firma del cosiddetto “Accordo di cooperazione e partenariato UE-Russia (ACP)”. In seguito i rapporti si sono sviluppati in “Quattro Spazi Comuni”, o settori di cooperazione:
- spazio economico comune;
- spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia;
- spazio comune per la sicurezza esterna;
- spazio comune per l’istruzione, ricerca e cultura.
Dal 1994 è stato attivato un programma di sostegno economico alla CSI[18], chiamato TACIS (assistenza tecnica alla CSI). In questo quadro la Russia è stata il maggior beneficiario del fondo. Il TACIS è scaduto nel 2006 ed è stato sostituito da un nuovo regolamento per lo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI). Più di recente, l’impulso a sviluppare i rapporti politici e diplomatici con la Russia è arrivato quasi esclusivamente dalle singole nazioni europee, piuttosto che dalla burocrazia centrale di Bruxelles.
Tuttavia, nel febbraio 2010 il Ministro degli Affari Esteri Sergej Lavrov ha scritto, in un documento indirizzato al presidente Medvedev, il “Programma per un’efficace uso della politica estera nello sviluppo a lungo termine della Russia”. In questo documento si afferma che è venuto il momento per la Russia di stabilire stretti rapporti con l’Unione europea nel suo complesso al fine di aiutare
l’economia russa ad uscire dalla crisi economica. Tutti i membri dell’UE sono nominati nel documento, ad eccezione di Polonia e Regno Unito, con i quali la Federazione russa ha recentemente avuto problematiche relazioni diplomatiche.
In particolare, il documento mette in evidenza tre paesi cruciali per le alleanze commerciali:
- Germania, per il Nord Stream Pipeline e il progetto Airbus A350.
- Francia, per la costruzione di fabbriche di auto Renault, Peugeot e Citroen nel territorio russo, nonché per la cooperazione tra Gazprom e Électricité de France (EDF), il programma spaziale congiunto in Guinea e l’impianto nucleare di Belene in Bulgaria.
- Italia, per il coinvolgimento in South Stream, la ristrutturazione ed il potenziamento delle ferrovie russe, di porti e aeroporti e la cooperazione alle Olimpiadi invernali 2014 di Sochi (vedi anche sotto).
Per quanto riguarda l’Unione europea nel suo complesso, a livello generale, la Russia ha preparato un programma di “Partenariato per la Modernizzazione” varato ufficialmente al vertice UE-Russia tenutosi il 1° giugno 2010 a Rostov-sul-Don, che include, tra le sue priorità: l’espansione delle opportunità di investimento in settori chiave che spingono la crescita e l’innovazione, rafforzano e approfondiscono le relazioni bilaterali sul piano commerciale ed economico e promuovono le piccole e medie imprese; la promozione dell’allineamento delle regolamentazioni e delle norme tecniche, nonché di un elevato livello di attuazione dei diritti di proprietà intellettuale; il miglioramento dei trasporti; la promozione di un’economia sostenibile a bassa emissione di carbonio e dell’efficienza energetica nonché di negoziati internazionali sulla lotta al cambiamento climatico; il miglioramento della cooperazione nel campo dell’innovazione, della ricerca e sviluppo e dello spazio; la garanzia di uno sviluppo equilibrato affrontando le conseguenze regionali e sociali della ristrutturazione economica; la garanzia del funzionamento efficace del sistema giudiziario e il rafforzamento della lotta alla corruzione; la promozione dei legami interpersonali e il rafforzamento del dialogo con la società civile per favorire la partecipazione di individui e imprese; invita la Commissione Europea e il governo russo a elaborare più in dettaglio il partenariato per la modernizzazione; accoglie con favore l’impegno del Presidente Medvedev di basare la modernizzazione della Russia nel XXI secolo sui valori democratici e sullo Stato di diritto, costruendo un’economia moderna diversificata e dinamica e incoraggiando la partecipazione attiva della società civile. In realtà, ci sono due punti che restano ancora critici: il rafforzamento di una presenza economica russa nei paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) e l’acquisizione di partecipazioni di controllo nelle raffinerie di petrolio e negli oleodotti e gasdotti della Bielorussia e dell’Ucraina.
Relazioni con l’Italia
Negli ultimi anni le relazioni tra la Russia e l’Italia hanno raggiunto un livello di eccellenza e, tra i paesi dell’Unione europea, l’Italia è quello che ha stretto di più i legami con la Russia. La solidità ed importanza strategica di queste relazioni è tale che lo stesso primo ministro russo ha recentemente dichiarato: “Le relazioni tra la Russia e l’Italia non sono solo una questione di buone relazioni personali tra Berlusconi e me, esse sono basate su reciproci interessi di Stato”[19]. Infatti, anche con i precedenti governi italiani una fruttuosa e costruttiva collaborazione era in azione, anche se va notato che proprio con l’attuale governo Berlusconi queste relazioni hanno subito una decisa spinta in avanti. La natura di questi interessi reciproci è varia e abbastanza sostanziosa.
Dal punto di vista politico, l’Italia è un buon supporto alle relazioni della Russia o ai piani di ammissione a diverse organizzazioni internazionali occidentali, come l’UE, l’OMC e l’OCSE. Le relazioni tra Italia e Federazione russa si sono sviluppate attraverso numerose riunioni e accordi di alto livello[20]: la visita di Stato in Russia del Presidente della Repubblica Italiana Napolitano nel luglio 2008; la visita del ministro degli Affari Esteri Frattini a Mosca nel settembre 2008, durante la crisi tra Russia e Georgia; il vertice governativo italo-russo tenutosi a San Pietroburgo il 7 novembre 2008 (il precedente si è tenuto a Bari nel marzo 2007); l’incontro del Presidente Berlusconi con il Presidente Putin a Istanbul il 3 dicembre 2009 e, infine, il vertice intergovernativo allargato svoltosi a Roma il 3 dicembre 2009.
Per quanto riguarda il commercio, l’Italia esporta diversi beni in Russia, come macchinari, attrezzature meccaniche, abbigliamento, prodotti in cuoio e mobili, mentre la Russia è soprattutto un grande esportatore di materie prime[21]. A causa della crisi finanziaria internazionale, l’export italiano è sceso nel 2009 di oltre il 30% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni dalla Russia sono stati meno compromesse, essendo calate “solo” del 24,7%[22], probabilmente a causa della minore elasticità della curva di domanda del gas. Al momento si stimano circa 500 aziende italiane operanti sul territorio russo. I principali settori in cui operano sono l’alta tecnologia, la meccanica e le telecomunicazioni, il settore auto, gli elettrodomestici e il settore bancario[23].
Nel giugno 2009 l’Italia e la Russia hanno firmato il Trattato per la prevenzione della doppia imposizione, che potrebbero rafforzare ulteriormente i legami commerciali tra i due Paesi[24].
Recentemente, i ministri della ricerca russo e italiano hanno avviato un progetto congiunto di ricerca sulla fusione nucleare. Il progetto è quello di costruire un reattore nucleare sperimentale appena fuori Mosca[25]. Oltre ad essere un importante partner in campo energetico, l’Italia è anche uno dei maggiori importatori di gas dalla Russia: al fine di facilitare strategicamente la consegna, nel 2012 inizierà la costruzione del cosiddetto gasdotto South Stream, che dovrebbe essere pronto nel 2015. Il progetto coinvolge Gazprom e Eni[26].
Alcune delle principali aziende italiane operanti nella Federazione Russa
L’Eni ha iniziato ad operare in Russia già durante la Guerra Fredda, quando l’allora presidente Mattei ha firmato con la Russia un accordo di scambio del petrolio russo con prodotti italiani (gomma, pompe, tubazioni, compressori). Alla fine degli anni ’60 Eni e URSS iniziarono la costruzione del gasdotto TAG che nel 1974 ha iniziato a portare il gas in Italia attraverso il suolo austriaco. Fu in quegli anni che la cooperazione tra Eni e governo sovietico si ampliò con la fornitura di macchinari per gli impianti energetici. Oggi una joint venture con Gazprom basata nei Paesi Bassi ha realizzato il gasdotto Blue Stream che va dalla Russia alla Turchia[27]. La partnership con Gazprom si è trasformata in una cooperazione strategica a lungo termine: nel 2006 le due aziende hanno firmato un importante accordo finalizzato ad avviare progetti comuni nel midstream e downstream del gas, nell’upstream e nella cooperazione tecnologica. Nel giugno 2007 le due compagnie hanno sottoscritto un memorandum d’intesa per la realizzazione del gasdotto South Stream, che collegherà direttamente la Russia e l’Europa attraverso il Mar Nero. Un altro balzo in avanti ad operare nel mercato russo è stato l’accordo con TGK-9, che Eni ha firmato nel giugno 2008 attraverso la propria società Eni-Energhia e che ha consentito ad Eni di iniziare a vendere gas in Russia[28]. I progetti dell’Eni in Russia sono ancora in piena espansione. Nel mese di ottobre 2009 l’Eni, Calik Holding[29], Transneft e Rosneft[30] hanno firmato un memorandum d’intesa per la realizzazione del gasdotto Samsun-Ceyhan.
UniCredit è una banca italiana, con sede a Milano. È operativa in Russia sin dal 1989, quando sbarcò a Mosca con il nome di International Moscow Bank. Nel 2001 si è fusa con Bank Austria Kreditanstald, presente anche lei in Russia. Il passo decisivo avvenne nel 2005, quando Bank Austria entra in UniCredit, in questo modo iniziando ad operare in Russia. Dal 2007, quando International Moscow Bank cambia nome in UniCredit, ha iniziato ad operare sotto questo marchio. Al momento UniCredit è ampiamente diffusa in tutta la Federazione russa, ha più di 100 uffici, 3.700 dipendenti, un capitale di 64,2 miliardi di rubli[31]. Forbes[32] ha valutato Unicredit al sesto posto tra le banche più affidabili della Russia.
Enel[33] è il terzo fornitore di energia più grande in Europa e il più grande in Italia, Spagna e Slovacchia. Fornisce energia (gas ed elettricità) a più di 61 milioni di clienti. Il primo passo nel mercato russo è stato fatto nel 2004, quando in collaborazione con ESN Energo ha ottenuto la gestione dell’impianto elettrico North-West Thermal Power Plant (NWTPP) di San Pietroburgo. La gestione si è rivelata estremamente efficiente e di successo da diversi punti di vista: la centrale ha quasi raddoppiato la sua capacità ed è stata la prima centrale russa a ricevere un certificato di qualità ambientale. Sulla base di questo successo, Enel nel 2006 ha acquisito una quota del 49,5% di RusEnergoSbyt, il principale operatore indipendente di energia in Russia[34]. Nel 2007 Enel e Rusatom[35] hanno firmato un accordo di cooperazione per lo sviluppo congiunto dell’energia nucleare. Nello stesso anno, in una joint venture con Eni, Enel ha acquisito depositi di gas, che dovrebbero essere congiunti con i principali gasdotti russi, sulla base di un accordo firmato con Gazprom. Dopo l’acquisizione di una quota di OGK-5[36] nel 2009, Enel è ulteriormente presente sul mercato russo. Gli impianti di proprietà di OGK-5 saranno migliorati e implementati, al fine di aumentare la loro produttività e la sicurezza e ridurre al minimo l’impatto ambientale. Altri impianti sono stati pianificati per essere aperti sul suolo russo nei prossimi anni.
La presenza della Fiat in Russia ha radici sin nel 1966, quando aiutò alcune industrie di auto dell’URSS ad aprire uno stabilimento produttivo nella città di Togliatti. La nuova società così creata si chiamò AvtoVaz e iniziò a produrre una piccola “auto del popolo”, chiamata Lada, sulla base del modello Fiat 124, adattato alle condizioni climatiche e alle strade russe. La produzione si è evoluta ed è diventata più indipendente dal contributo italiano: già nel 1977 il corpo e il sistema di trazione a quattro ruote della Lada Niva erano interamente progettati dall’AvtoVaz. Nel 2008 Fiat e Sollers[37] hanno annunciato alcune joint venture per produrre e vendere auto Fiat in Russia. L’11 febbraio 2010 è stato annunciato[38] che la joint venture avrebbe immesso sul mercato russo fino a 500.000 auto all’anno entro il 2016. La joint venture al 50% è sostenuta da un prestito di 1,2 miliardi di euro del governo russo. Un nuovo impianto di produzione verrà aperto in Tatarstan[39] e ospiterà la produzione di vari modelli di Fiat e del gruppo Chrysler.
Finmeccanica opera nel mercato russo dal 1967, quando il primo Ufficio di Rappresentanza fu aperto a Mosca. Già nel 1970 Selenia forniva i centri di controllo di Mosca, Kiev e Mineral’nye Vody con radar che sono ancora in attività. Da questi primi passi, Finmeccanica ha costantemente aumentato e ampliato il suo interesse per il Paese, espandendo le sue operazioni in molti settori strategici e ad alta tecnologia. Riconoscendo l’elevato potenziale del mercato e l’impegno del governo determinato a IED, la tecnologia e il know-how transfer, strategia d’investimento attuale del Gruppo Finmeccanica nella Federazione Russa va oltre il semplice attività commerciale. Approfittando dei forti legami politici, economici e culturali tra l’Italia e la Federazione russa, l’obiettivo della Società è quello di stabilire una cooperazione di lunga durata con i partner locali, sviluppando una potente base industriale nella Federazione Russa. Attualmente Finmeccanica opera nei settori dell’aeronautica, dei trasporti ferroviari, dell’energia, delle telecomunicazioni, dello spazio e della logistica e sicurezza integrata.
[1] Fonte: APCOM
[2] Altai, Khabarovsk, Voronezh, Kaluga, Kurgan, Ryazan, Sverdlovsk, Yamalo-Nenets.
[3] Partito Comunista della Federazione Russa – PCFR, Partito Liberaldemocratico di Russia – PLDR, Russia Giusta.
[4] http://wciom.com/, sondaggio del 27 Aprile 2010.
[5] Cfr. http://www.eurasia-rivista.org/5191/la-duma-della-russia-approva-il-disegno-di-legge-per-l’espansione-dei-poteri-della-fsb
[6] http://wciom.com/, sondaggio del 12 Aprile 2010.
[7] VTsIOM (Centro di ricerca sull’opinione pubblica russa), www.wciom.com, http://wciom.com/news/ratings/confidence-in-political-leaders.html
[8] Carol Savez, professore dell’Università di Harvard, voanews.com, 05/01/2010
[9] Il neologismo è stato creato piuttosto sagacemente: come la radice del termine (tandem) suggerisce, tale meccanismo può funzionare solo se entrambi i membri pedalano nella stessa direzione, essendo impossibile per uno dei due andare in una direzione diversa.
[10] Nel suo discorso e piano per il futuro: “Russia, avanti!”
[11] Organizzazione Mondiale del Commercio.
[12] The Moscow Times, 15/04/2010
[13] David G. Tarr, The Moscow Times, 13/02/2010
[14] Questi tre paesi applicato come Unione doganale, un blocco commerciale costituito nel 2010. Era la prima volta nella storia dell’OMC che un’Unione richiesto per l’ingresso, che ha sollevato alcune critiche e dubbi. Dopo 17 anni di attesa la Russia ancora attende l’ingresso nell’OMC finora bloccato dagli Stati Uniti.
[15] Strategic Arms Reduction Treaty
[16] The Telegraph, 04/02/2010.
[17] Reuters, 06/04/2010.
[18] Comunità degli Stati Indipendenti, l’organizzazione che raccoglie gli Stati dell’ex URSS: Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzistan, Moldavia, Russia, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan.
[19] Xinhua, 12/04/2010.
[20] Gli accordi diplomatici e commerciali attivi al momento riguardano diverse aree: commercio ed economia, ricerca, cultura, diritto, energia, ecc.
[21] Pelo Roberto – Torrembini Vittorio, Sdelano v Italii, La presenza italiana in Russia. Successi, problemi, prospettive, pp. 38–40, Milano, Edizioni Il Sole 24 Ore, 2010.
[22] Dal sito internet del Ministero degli Affari Esteri, www.esteri.it
[23] Pelo Roberto – Torrembini Vittorio, Sdelano…, cit., pp. 74–77.
[24] www.worldwide-tax.com
[25] Il progetto è assolutamente significativo e innovativo perché il reattore Alcado C-Mod sarebbe il primo nella storia a raggiungere l’accensione, cioè il punto in cui una reazione di fusione nucleare diventa autosufficiente. Il fisico Bruno Coppi sarà il responsabile del progetto (fonte: nanopatentsandinnovations.blogspot.com, 11/05/2010).
[26] Ma è ormai certo l’ingresso nel progetto della francese EDF e sono in corso le trattative con l’azienda tedesca RWE, si veda: http://www.eurasia-rivista.org/5154/south-stream-cosa-si-muove
[27] La cooperazione con Gazprom continua in joint venture con l’Enel, si veda infra.
[28] Eni è stata la prima azienda europea ad entrare nel mercato della distribuzione ai privati in Russia. NEFTE Compass, 07/07/2008.
[29] Società turca.
[30] Aziende russe.
[31] Sito internet ufficiale di UniCredit in Russia: www.unicreditbank.ru
[32] Forbes Russia, edizione di Marzo 2009, N. 3.
[33] Ente Nazionale per l’Energia Elettrica
[34] Tra i suoi clienti ci sono aziende di importanza strategica come, ad esempio, RZD (Ferrovie di Stato Russe).
[35] Agenzia russa per l’energia nucleare.
[36] Una delle aziende che sarà privatizzata, come previsto dal progetto di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica in Russia.
[37] Sollers ha sei centri produttivi localizzati principalmente nella parte orientale della Russia.
[38] Bloomberg Businessweek.
[39] Una delle repubbliche russe.
*Antonio Grego